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Tamoxifene Eg: Scheda Tecnica e Prescrivibilità

Tamoxifene Eg: Scheda Tecnica e Prescrivibilità

In conclusione, il tamoxifene è un farmaco fondamentale nella terapia oncologica, in particolare nel trattamento del cancro al seno. Il suo meccanismo d’azione unico e la sua efficacia dimostrata ne fanno uno strumento prezioso nella lotta contro il cancro. Tuttavia, come tutti i farmaci, il tamoxifene deve essere utilizzato con cautela, tenendo conto dei potenziali rischi e benefici. La ricerca continua a studiare nuovi usi per il tamoxifene, con l’obiettivo di migliorare ulteriormente la terapia oncologica. Il tamoxifene viene utilizzato nel trattamento di alcune forme di tumore al seno, sia nelle donne che negli uomini. Può inoltre essere somministrato alle donne a rischio elevato di cancro al seno per ridurre la probabilità che si sviluppi un tumore.

  • Pertanto, la somministrazione di potenti inibitori dell’enzima CYP2D6 (ad.es. paroxetina, fluoxetina, chinidina, cinacalcet o bupropione) deve, quando possibile, essere evitata durante il trattamento con tamoxifene (vedere paragrafi 4.5 e 5.2).
  • Il Prof. Massimo Vergine è un chirurgo senologo con oltre 30 anni si esperienza nel campo della chirurgia oncologica della mammella, impegnato ogni giorno a ridare speranza e forza alle donne che affrontano il difficile percorso della malattia al seno.
  • Molte forme di carcinoma mammario hanno bisogno della presenza di specifici ormoni sessuali, come l’estrogeno, per crescere.
  • L’oncologo terrà conto di diversi fattori prima di decidere se il tamoxifene rappresenti il trattamento più indicato per il vostro caso.
  • Se tu o un tuo familiare pensate di aver subito gravi danni per colpa di un errore medico, contattateci senza impegno, vi aiuteremo a capire se c’è stata responsabilità del medico o dell’Ospedale, se il danno era evitabile e se avete diritto a un risarcimento danni.

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Se, invece, le emicranie diventano frequenti e difficili da tollerare, può discutere con l’oncologo la possibilità di modificare il trattamento. Esistono infatti alternative al tamoxifene, come gli “inibitori dell’aromatasi”, farmaci che riducono i livelli di estrogeni. Tuttavia, l’uso di questi farmaci deve essere concordato con l’oncologo, poiché hanno un diverso profilo di tollerabilità e sono prescritti principalmente per specifiche indicazioni cliniche. Per quanto riguarda possibili strategie per migliorare i sintomi e mitigare gli effetti collaterali del tamoxifene, esistono alcuni integratori che sembrano alleviare diversi disturbi senza interferire con la terapia endocrina. Una soluzione semplice potrebbe essere l’assunzione di un integratore da banco a base di magnesio. Insieme al suo oncologo, potrà valutare di volta in volta altri prodotti più specifici, in base ai sintomi.

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Infine, nella scelta del tipo di trattamento incidono anche l’età della donna e il suo desiderio di poter eventualmente avere dei figli dopo le cure. Non si deve esitare a discutere con i propri medici di questo aspetto prima dell’inizio del trattamento perché esistono vari modi per preservare, quando possibile, la fertilità. La menopausa precoce indotta da alcuni di questi trattamenti, infatti, può essere reversibile e la crioconservazione degli ovociti prelevati prima dell’inizio delle cure in alcuni casi lascia aperta la possibilità di ricorrere in un secondo tempo a tecniche di procreazione assistita.

Le donne che non sono ancora in età menopausale potrebbero notare che il ciclo mestruale si modifica, le mestruazioni diventano irregolari, scarse o talvolta addirittura cessano. Il tamoxifene è in grado di ridurre notevolmente la possibilità che i tumori positivi ai recettori per l’estrogeno si ripresentino dopo l’intervento chirurgico; può anche essere usato per ridurre le dimensioni del tumore prima dell’intervento chirurgico per facilitarne l’asportazione. I tumori con recettori per l’estrogeno sulla superficie delle cellule che li costituiscono si definiscono ‘positivi ai recettori per l’estrogeno’, spesso abbreviato in ER-positivi. La decisione di iniziare la terapia con tamoxifene in pazienti con carcinoma duttale in situ deve essere discussa con le pazienti, valutando insieme a loro i potenziali rischi e benefici. Nel trattamento a lungo termine, gli effetti collaterali segnalati sono meno frequenti o https://foodmohalla.in/steroid-cosa-sono-e-come-vengono-utilizzati-18/ meno gravi rispetto a quelli osservati con androgeni ed estrogeni. Dose da assumere e durata del trattamento saranno stabilite dal medico in funzione del tipo di patologia da trattare; pertanto, si raccomanda di attenersi alle indicazioni date da questa figura sanitaria.

La somministrazione concomitante di tamoxifene e un inibitore dell’aggregazione piastrinica deve essere evitata per non aumentare il rischio emorragico in corso di un’eventuale fase trombocitopenica. Quest’osservazione è in linea con le proprietà farmacodinamiche del tamoxifene, ma non è stata stabilita una relazione causale (vedere paragrafo 5.1). L’incidenza ed il quadro di queste alterazioni suggeriscono un meccanismo di base correlato alle proprietà estrogeniche di Tamoxifene.

Le donne che hanno ricevuto il tamoxifene hanno infatti riferito di avere avuto solo una o due vampate di calore in più al giorno rispetto alle pazienti del gruppo placebo». Infatti, interrompendo il trattamento, si permette agli estrogeni di agire nuovamente sulle cellule tumorali, favorendo la loro crescita. Inoltre, l’interruzione del tamoxifene può portare a un aumento dei sintomi associati al cancro, come dolore e affaticamento. Alcuni studi hanno anche suggerito che l’interruzione del trattamento può ridurre la sopravvivenza. Infine, l’interruzione del tamoxifene può comportare un aumento del rischio di sviluppare un secondo tumore, in particolare all’endometrio. Gli ormoni sessuali, estrogeni e progestinici, sono implicati anche nello sviluppo del cancro dell’ovaio, stimolando la proliferazione delle cellule cancerose.

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